Non dimenticherò mai quel viaggio sciamanico intrapreso per cercare una soluzione che potesse aiutare una persona cara. Eppure, ciò che accadde superò ogni aspettativa. Mi ritrovai in un vasto altopiano, immersa in un’atmosfera quasi notturna. Era sera, e il tramonto tingeva il cielo di un chiarore rossastro e giallastro da un lato, mentre il resto del paesaggio leggermente più scuro era avvolto da una “luce” vivida e suggestiva. Ancora oggi sono convinta che quel luogo esista davvero, tanto era reale e tangibile quella visione, quella esperienza.
Di fronte a me, un grande tepee solitario si ergeva silenzioso. Con i miei animali guida al mio fianco, entrai. All’interno, un bellissimo e vivace fuoco acceso proiettava ombre danzanti sulle pareti. Mi sedetti davanti alle fiamme, circondata dalla presenza rassicurante dei miei spiriti guida. Decisi che avrei atteso chi o cosa si sarebbe manifestato.
Poco dopo, non la persona per cui avevo iniziato quel viaggio, ma un’altra a me molto cara entrò nel tepee. Silenziosa, si distese su quella che sembrava una grande pietra, solida e antica. Senza esitazione, iniziai a trattarla utilizzando quattro pietre: una nera, una azzurra, una rosa e una bianca. Ognuna di esse aveva un’energia ben definita. La pietra nera assorbiva le energie negative, proteggendo e radicando. La pietra azzurra favoriva la calma e la chiarezza mentale. La pietra rosa emanava amore incondizionato e guarigione emotiva. Infine, la pietra bianca purificava e armonizzava le energie, collegandoci al divino. Sembrava che sapessi esattamente come impiegarle, come se ogni gesto fosse naturale e con una maestria e intuizione straordinaria.
Terminato il trattamento, la condussi fuori, verso un ruscello poco distante. Raccogliendo l’acqua fresca, la bagnai delicatamente, purificandola. Ancora tremante per il freddo e forse anche per la profondità del rituale, la posizionai con cura all’interno di due cerchi di fuoco e compii il rito.
Al mio risveglio, un turbamento mi avvolse. Come potevo, io che sono solo all’inizio del mio percorso sciamanico, aver agito con tale sicurezza e maestria? Questa domanda mi accompagnò per giorni, fino a quando una verità profonda si fece strada nel mio cuore: i limiti che percepiamo appartengono solo alla nostra dimensione umana. Sono la paura e il timore dell’ignoto a bloccarci, innalzando barriere e alimentando la percezione di limitarci.
A volte succede proprio così: la paura ci paralizza, specialmente quando stiamo facendo le cose nel modo giusto. Temiamo ciò che non conosciamo, temiamo di sbagliare. Ma non c’è motivo di preoccuparsi quando agiamo con etica, rispetto e amore. Il nostro corpo astrale, la nostra parte più autentica, la nostra essenza animica, quella scintilla eterna che ci connette al Tutto e al tempo stesso sensibile, non conosce confini. Lì, oltre la paura, esiste la piena fiducia in sé stessi e nella connessione con l’universo.
Quella esperienza mi ha insegnato che dentro ognuno di noi esiste un sapere profondo, che emerge con chiarezza quando, oltre a mettere da parte i dubbi, coltiviamo il discernimento e la consapevolezza. Non si tratta di affidarsi ciecamente, ma di saper riconoscere le energie autentiche e quelle meno affini al nostro equilibrio. Solo con equilibrio e coscienza possiamo davvero seguire il nostro cammino in sicurezza.
E se la mia storia può aiutare anche solo una persona a trovare il coraggio di superare le proprie paure e seguire il proprio cammino, allora vale la pena condividerla.
Con amore e consapevolezza.
Ma questa storia non finisce qui. Altri risvolti attendono di essere svelati, intrecciandosi con gli enigmi ancestrali che solo il tempo saprà portare alla luce. Sarà un nuovo viaggio, e lo racconterò presto…
Rosetta Facciolini